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domenica 10 aprile 2011

LE STELLE INQUIETE: un film su SIMONE WEIL

Le stelle inquiete: film splendido realizzato recentemente da Emanuela Piovano e di cui inserisco qui alcuni link youtube per visualizzarne l'anteprima:
http://www.youtube.com/watch?v=ImGfmKBW6sY
http://www.youtube.com/watch?v=9fdHAebRgp8&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=5utHbb9wqWY&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=ssqmxHg7SZI&feature=related
http://www.youtube.com/watch?v=C8-q0pEsu1k&feature=related

Inserisco anche un articolo che ho pubblicato recentemente sul film su http://www.deltanews.net/:

LE STELLE INQUIETE: SIMONE WEIL TRA PASSIONE E MISTICISMO

Primo film mai realizzato sulla figura di Simone Weil, grande filosofa francese del ‘900, “Le stelle inquiete” è nato da un’idea della regista Emanuela Piovano ed è stato prodotto dalla Kitchenfilm, grazie anche al sostegno del Fondo Economico Europeo. Il film si sofferma su un momento particolare della vita della Weil, i due anni dal 1941 al 1943, periodo durante il quale Simone ha da poco lasciato il suo lavoro da insegnante per sperimentare la catena di montaggio e la vita da operaia. Costretta a lasciare la fabbrica per motivi di salute, decide di accettare l’invito di Gustave Thibon, piccolo proprietario terriero che ha una tenuta agricola vicino Marsiglia, dove vive insieme alla moglie Yvette. Sullo sfondo della seconda Guerra Mondiale e dell’instaurazione del regime di Vichy, si narra l’incontro tra la filosofa, un ambiente socio-culturale molto diverso da quello in cui ella era abituata a vivere e a lavorare, a contatto con la natura, con delle condizioni economiche e di vita molto più agiate rispetto a quelle in cui imperversavano le città francesi ed inglesi, e con una famiglia di piccoli proprietari terrieri che ha stabilito una relazione con i propri braccianti di tipo diverso rispetto alle interazioni di conflitto e di scontro esistenti nelle grandi fabbriche urbane.
La personalità di Simone Weil si rivela in tutta la sua complessità: ‘innamorata del mondo’ come lei si definisce, desiderosa di ‘trasformare costantemente l’azione in pensiero’, la donna rifiuta tutti gli agi offerti dalla famiglia in cui è ospitata, al fine di conoscere meglio la realtà dei contadini con cui viene a contatto, il tipo di macchinari utilizzati, i rapporti tra i braccianti e i proprietari, e l’importanza di un sano contatto con la natura. Si esplora la costante ricerca di sé da parte della Weil, e di come le sue idee, la sua visione del mondo influenzino la vita di Gustave Thibon. In un primo momento restio ad ascoltare le riflessioni della filosofa, successivamente la mente della donna esercita un influsso molto potente sulla sua esistenza e sui suoi pensieri, tanto da mettere in discussione alcune credenze precedentemente possedute dall’uomo. Si scopre, mano a mano, come Gustave fosse un autodidatta, che si era dedicato per qualche tempo alla scrittura di pensieri filosofici, che però non aveva mai divulgato, perché ‘ non hanno alcuna correlazione con la vita che faccio’, come confessa lui stesso. Nonostante l’iniziale innamoramento di Gustave per Simone, la donna, dalla personalità profondamente mistica e desiderosa di sublimare il corpo a favore dello spirito e di un amore universale nei confronti dell’umanità e del mondo naturale circostante, Simone se ne va dalla casa dei Thibon per riprendere le sue attività di scrittrice e di militante politica. Nella parte finale del film, la parziale riconciliazione tra Simone, Yvette e Gustave conduce Simone, sebbene l’esistenza di forti divergenze di pensiero con Gustave – l’interesse per il bene comune che stava particolarmente a cuore a Simone si scontra con il profondo individualismo ed egoismo dell’uomo – a lasciare parte dei suoi scritti a Thibon, che poi ne trarrà una delle più importanti opere della filosofa, ‘L’ombra e la grazia’.
Già a partire dal titolo, la regista ha voluto indagare, in questo film, il ruolo dei valori nelle scelte esistenziali dell’individuo. I valori, intesi dalla Piovano, come stelle ‘inquiete’, simboleggiano dei punti di riferimento costanti nella vita quotidiana della persona, che però non devono essere concepiti come gabbie, a differenza delle ideologie. La stessa personalità della Weil riflette un’ambiguità costante nella relazione con il mondo circostante: immersione amorosa e distacco contemplativo, pensiero e azione, amore ed elevazione mistica. I problemi della realtà storico-sociale assillano la vita di Simone, la cui prima preoccupazione è cercare di migliorare l’esistenza delle persone più povere, disagiate ed alienate, in modo da rifondare idealmente una società migliore. Il suo progetto di ricostruzione della Francia avrebbe previsto una riforma totale del lavoro e delle industrie, in modo da mettere al centro i bisogni dei lavoratori, non il dominio dei proprietari sui braccianti. Ma la sua figura, come si nota nel film, non è né compresa né accettata da molti intellettuali o borghesi dell’epoca, che o la esaltano come idolo irraggiungibile, oppure la considerano una ‘povera professoressa di filosofia ebrea’, con nessuna possibilità di successo.
La bellezza estetica del film si nota nel sapiente uso della luce realizzato dal direttore della fotografia Raoul Torresi, e dall’utilizzo di tecniche di ripresa digitali, che mostrano una straordinaria bellezza del paesaggio del sud della Francia, mediante un’equilibrata miscela di scene fisse e in movimento. La natura è uno dei protagonisti di questo film. La capacità della regista di alternare immagini a dialoghi ha reso l’opera un adeguato stimolo di riflessione sulla personalità della Weil e sul suo rapporto molto peculiare con la realtà che la circondava.
Episodio molto suggestivo raccontato dalla regista prima della proiezione del film, la Piovano ha incontrato Sylvie Weil, la nipote di Simone, la quale sembra non aver mai nutrito sentimenti positivi nei confronti di sua zia, continuamente oscurata dalla sua figura. Eppure la visione del film sembra aver riconciliato idealmente le due donne, come se l’opera cinematografica avesse potuto trasformare in carne e ossa una personalità spesso soltanto letta e studiata, ma mai veramente vissuta. Ma ‘in ogni passione avvengono prodigi’ come ha scritto Simone Weil, e anche in questo caso, la riflessione della filosofa si è rivelata veritiera.

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